Salve a tutti, lo so è qualche anno che non posto più nessun articolo ma che dire mi sono perso in altri progetti. Uno di questi progetti è stata la ristrutturazione del mio (o meglio nostro ) appartamento in modo da renderlo più moderno e abitabile!
Perché vi racconto questo? Perché questo si lega con il mio nuovo progetto informatico! Come avrete intuito dai miei articoli uno dei miei pallini è la domotica, pertanto mi sto domotizzando la casa, il mio sogno iniziarle era di collegare tutto con tutto, cavi, Wi-Fi, lavatrice con forno passando per la tv, internet e app per controllare il lavandino del bagno…ma questo sogno nerd è stato (giustamente) smorzato sul nascere dalla mia ragazza con l’imposizione di una semplice regola “fai quello che vuoi, basta che sia talmente semplice che possa utilizzarla anch’io e che tutto funzioni anche quando non ci sei”. Partendo da questo presupposto ho dovuto rimodulare tutto il progetto spendendo molto più tempo su ogni singola funzionalità e focalizzandomi sul integrazione e semplicità, ecco la parola giusta è proprio semplicità. Nella mia domotica tutta la complessità’ è stata nascita e resa semplice. Ho lavorato sul eleminare i telecomandi, centralizzare i controlli, minimizzare i device e modestamente fin ora mi sempre di aver ottenuto un buon risultato.
Tant’è che ho deciso di scrivere una serie di articoli per descrivere “la mia domotica a prova di girlfriend” …. Spero nei prossimi mesi di condividere con voi i primi articoli!
Questo articolo vuol essere una riflessione sul design applicativo nel campo della domotica. Tutto è nato perchè questi giorni ho avuto occasione di parlare con diversi amici e conoscenti che lavorano, appunto, nel campo della domotica, partendo dagli sviluppatori alle prese con l’interfacciamento con ogni tipo di device per finire al architetto di progetto che disegna l’intera visione.
Quello che ho percepito è il modo in qui tutte queste persone, e di conseguenza anche la domotica stessa, vedono il quadro generale : il loro scopo (per il resto corretto) è legare e far interagire tra loro i vari componenti. Mi spiego meglio, per esempio regolare automaticamente la temperatura all’interno delle stanze in base alla temperatura esterna, aprire ed abbassare le serrande in base alla luce, ottimizzare i consumi, tutto questi sono ottime e necessarie funzionalità ma fanno parte di quello strato che io chiamo “subconscio domotico”.
La rivoluzione legata dal passaggio della “TV via antenna” a quella “via internet” sta passando attraversando una fase intermedia della visione di film, serie tv, cartoni animati, documentari, scaricati direttamente dalla rete attraverso in nostri client peer-to-peer preferiti. In questa fase però il collegamento PC-TV non è immediato né tantomeno “a prova di vecchietta”; tutt’altro occorre come minimo possedere un pc (e fin qui tutto bene), saper ricercare e scaricare quello che a noi interessa (e già qui..) e poi rimane tutta la problematica di come collegare il pc al televisore! Se i primi due ostacoli sono facilmente superabili il terzo mette in gioco diverse variabili, dalla più banale come la tv possiede un ingesso adatto, al tipo di cavo, ai driver della scheda video, alla distanza fisica tra il pc (fisso) e la nostra TV, al fatto che occorrono due sistemi accesi contemporaneamente (pc+tv), al fatto che la maggior parte dei pc non hanno un telecomando!
In questi casi un ci può venire utile possedere una docking station multimediale, nient’altro che un appliance pronto all’uso che fa da bride tra il nostro hard disc esterno zeppo di films e il nostro 52 pollici in salotto.
In realtà tutto questo preambolo (decisamente improvvisato) era solo per parlarvi del modello N200 della Emtec
Gli elettrodomestici, nel loro terzo stadio, subiranno un’evoluzione, non parleremo più di elettrodomestico, ma di infodomestico attualmente ogni macchina fotografica, iPod, cellulare o qualsiasi altro oggetto di “tecnologico” (e lo metto di proposito tra virgolette) contiene un chip con potenze di calcolo di gran lunga superiore al computer che ha portato l’uomo sulla luna, perciò il passo è breve e logico, perchè non integrare dei computer all’interno dei nostri elettrodomestici per farli comunicare, interagire, insomma perchè non creare “elettrodomestici intelligenti” che riescono a semplificare e migliorare le funzioni svolte?
Ogni infodomestico sarà un’estensione dell’uomo, assolverà al meglio ad una sola funzione, assolveranno le funzioni che attualmente oggi sono eseguite manualmente. Le nostre case si stanno sempre maggiormente configurando come ambienti connessi al mondo esterno, la rete invaderà le nostre case e noi saremmo sempre in contatto con tutto quello che avviene all’interno da qualsiasi posto e in qualsiasi momento (a patto di essere collegati in rete).
Un ottimo libro che parla di questo è “Il Computer Invisibile” di Donald A. Norman, dove afferma che la tecnologia migliore è quella che non si vede, perché è tanto semplice da usare da diventare “trasparente”. Il computer, invece, è ancora intrusivo, frustrante, fin troppo visibile ed esigente: si tratta ancora di un oggetto progettato da tecnologi per tecnologi.
Le cose non devono per forza andare così, dice Donald Norman: ma bisogna ripartire da zero, iniziare con gli apparecchi più semplici (gi “infodomestici”, elettrodomestici ei informazione), centrati sugli esseri umani, dove la tecnologia informatica scompare dietro le quinte per lasciare spazio ad apparecchi adatti a compiti specifici e in grado di conservare tutta la potenza necessaria senza eccessi di complessità. In questo libro Donald Norman spiega come si possa raggiungere un simile risultato: è necessario ripensare alle modalità di sviluppo dei prodotti, alle idee di base, ai criteri di progettazione, che devono adeguarsi ai tre assiomi di base del design – semplicità, versatilità, piacevolezza. Nonostante il libro sia stato scritto nel 2000, ben 10 anni fa, un eternità sulla scala della tecnologia è estremamente attuale e fornisce un immensità di spunti.
Ma cosa c’è di pronto ed alla portata di ogni tasca? Qualcosa c’è con immenso stupore è parecchio efficace e utile… sto parlano del robot, opss scusate infodomestico ROOMBA. Bene ho fatto un semplice calcolo, mi sono chiesto quanto tempo alla settimana perdo per pulire casa, ed è risultato ben 4 ore (si ho una casa grande) e in quelle 4 ore cosa potrei fare? Allora mi sono deciso, ad acquistare uno di questi infodomestici per la precisione ROOMBA 555 al prezzo di €365.
E’ un gioco da ragazzi programmarlo, anzi parlare di programmazione è troppo, con due semplici click imposti la lingua e l’ora e il gioco è fatto! Lui parte ogni mattina mentre sono al lavoro pulisce tutte le stanze dove trova la porta aperta, una volta finito ritorna alla base per ricaricarsi… semplice, rapido, ma soprattutto efficace!! A me non rimane che svuotarlo e pulirlo ogni 2 tre giorni (10 minuti) e godermi tutto il tempo guadagnato!! Del resto perchè fare IO una cosa quando c’è un infodomestico che può farlo al posto mio? Okey capisco che se dovessi proporlo a mia madre magari non lo vedrebbe di buon occhio e mi risponderebbe con usa serie di affermazioni “ma pulisce meglio di me?ma cosa ci vuole per pulire, posso farlo io! Ma è meglio di una scopa!” capirei anche la sua riluttanza, ma gli farei il semplice esempio della lavatrice e della lavastoviglie, anche per loro valgono le stesse affermazioni, ma a differenza del ROOMBA lavatrice e lavastoviglie sono entrate nell’ standard collettivo domestico, accettate e riconosciute a tutto tondo.
Perciò prepariamoci ad avere una serie di infodomestici al nostro sevizio che puliranno, cucineranno, lavano e ci renderanno la vita sempre più comoda… ma soprattutto preparatevi ad avere più tempo libero…