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Le nuove tecnologie informatiche ed i giovani

Esplorando il mondo delle nuove tegnologie mi sono imbattuto in questo interessante articolo che tratta del cambiamento tecnologico avvenuta negli ultimi vent’anni  in relazione al cambiamento avvenuto nell’uomo, o meglio al adattamento del uomo a queste nuove tecnologie.

Il mondo giovanile e le nuove tecnologie informatiche

prof. Pier Franco Camussone

Negli ultimi venti anni le tecnologie informatiche sono state interessate da un processo di sviluppo che ha pochi precedenti nella storia dell’umanità. Sono stati introdotti sul mercato i PC, prima quelli da tavolo poi quelli portatili, si è resa disponibile una rete (Internet) per comunicare con milioni di soggetti a distanza e per accedere a fonti d’informazioni in precedenza difficilmente consultabili. Più recentemente, i telefoni cellulari sono diventati strumenti per la comunicazione digitale; anch’essi consentono di navigare in rete, di “chattare” con i propri amici e di accedere a siti per l’intrattenimento musicale, o cinematografico.

In modo concomitante, rispetto al processo d’introduzione di nuove tecnologie, si sono sviluppati dei nuovi modelli sociali di utilizzo delle tecnologie medesime, che hanno fatto impennare i consumi di applicazioni basate su queste innovazioni.

I più favorevoli a questi cambiamenti si sono rivelati i giovani e sembra che addirittura i giovanissimi siano la punta di diamante di questi nuovi comportamenti.  Si tratta di una generazione che qualcuno ha felicemente definito come i “nati digitali”, cioè persone che fin da piccole hanno familiarizzato con i videogiochi.  Invece di divertirsi con i tradizionali cubetti di Lego, questi ragazzi hanno passato molto tempo davanti alla console, “frequentando” a scopo ludico mondi virtuali.

È chiaro che vivendo un’infanzia in cui l’elettronica ha svolto un ruolo così importante, i soggetti interessati sono stati esposti a qualche rischio. Molti, affascinati dai videogiochi, hanno sviluppato un progressivo senso di estraneazione dal mondo reale, preferendo frequentare le realtà virtuali. Altri hanno finito per passare più tempo con gli amici in rete, piuttosto che i compagni del proprio quartiere. In qualche caso le esperienze ludiche preferite sono diventate quelle individuali (al computer)  piuttosto che quelle di gruppo (sport di squadra) con amici in carne ed ossa.

Da questa situazione di utilizzo infantile delle nuove tecnologie è scaturita una interessante conseguenza per chi si occupa professionalmente d’informatica.  Precedentemente, le generazioni nate attorno agli anni ‘50 e ‘60 nutrivano un timore reverenziale nei confronti di apparecchiature tecnologicamente avanzate, per cui nessuno si sarebbe azzardato a utilizzare un computer senza prima leggere lo “user manual”, nella preoccupazione di danneggiare lo strumento. Quando però i videogiochi sono stati offerti ai bambini, molti dei quali ancora incapaci di leggere un manuale, si è dovuto accettare che gli interessati si avvicinassero all’uso delle nuove tecnologie senza aver letto alcuna guida pratica.

La prassi usuale dei giovani d’oggi è una diretta conseguenza dell’essere nati digitali. Si va per tentativi, nella presunzione che si finirà per trovare la funzione giusta, e per far fare allo strumento quello che desideriamo, convinti che il rischio di far del danno con la tecnologia sia minimo.

I produttori hanno finito per adeguarsi a tali comportamenti, ormai largamente diffusi tra i giovani. I telefonini di ultima generazione sono spesso venduti senza alcun manuale cartaceo di accompagnamento. Il famoso e mitizzato IPad è fornito senza una pagina di istruzioni, per cui il fortunato e invidiato (dagli amici) possessore inizia l’esplorazione dello strumento proprio come farebbe in un videogioco, cercando di eliminare gli avversari, o di raggiungere degli obiettivi.

Quali le conseguenze di questo stato di cose? Parecchie. Anzitutto si induce negli utenti la sensazione della inutilità della descrizione delle potenzialità e delle caratteristiche di un strumento tecnologico sofisticato.   Da ciò deriva che la capacità di utilizzo di uno strumento si riduce spesso al campo esplorato in una prima ricognizione dello strumento. Il possessore dì un dispositivo tecnologico è contento, di solito, di ottenere che lo strumento svolga le sue funzioni basilari ed è soddisfatto di essere capace di padroneggiarlo.  Se si trova in difficoltà, non cerca un manuale, ma un amico che ha più dimestichezza di lui con la tecnologia in questione. Tutte le ricerche svolte al riguardo dimostrano che, se indichiamo con 100 il valore complessivo delle funzionalità di cui dispone un apparecchio tecnologicamente evoluto, l’utente “normale” (che non ha certo scaricato da Internet un manuale e se lo è letto) arriva ad utilizzare circa il 20% di tali potenzialità.

La competenza d’uso degli strumenti informatici è generalmente superficiale, e vani risultano -nella maggior parte dei casi- gli sforzi dei progettisti di dotare le apparecchiature di funzionalità, che differenziano il prodotto dalla concorrenza.

Una seconda conseguenza dell’aver familiarizzato fin da piccoli con questi strumenti è quella che i nati digitali considerano i congegni informatici come i mezzi naturali per passare dal gioco allo studio, dal divertimento individuale alla socializzazione. La rete è diventata per gran parte dei giovani la fonte principale del sapere. Le informazioni trovate sono accettate in modo acritico, come vere ed attendibili, senza fare nessuna considerazione sulla autorevolezza dell’autore o della fonte.

Allo stesso modo si cerca compagnia in rete accettando di socializzare con sconosciuti, o con persone anch’esse alla ricerca di interlocutori. Quest’aspetto è certamente delicato, perché se da un lato consente ai giovani di crearsi una rete di amici, che spesso travalica i confini della propria città, o della propria regione, aprendosi al mondo, da un altro induce ad una leggerezza dei rapporti, che determina una instabilità di fondo nelle relazioni, e rende difficile la creazione di solide e durature amicizie nella fase più delicata della formazione della personalità. La nascita dei cosiddetti social network, e il successo che essi hanno tra le generazioni più giovani, stanno determinando il diffondersi di mode o comportamenti uniformi tra i giovani, più di quanto non succedesse nel passato.

Infine un’ultima conseguenza è rappresentata dall’attenzione parossistica ad avere le “ultime notizie”. Un esempio al riguardo è offerto da Twitter, che mette in condizioni chi lo desidera di partecipare al gossip in tempo reale, di elevare la chiacchiera a stile di vita.

Quali le prospettive per il futuro in uno scenario di questo tipo? Il rischio che corriamo è rappresentato dall’overload informativo: c’è la concreta possibilità di essere sommersi da una alluvione di informazioni: un segnale in questa direzione è offerto dallo spamming, che ormai riempie le caselle postali di tutti coloro che usano la posta elettronica. Dobbiamo cominciare a generare delle difese al riguardo. Ciascuno deve imparare a difendersi da quest’abbondanza, deve imparare a discernere tra le fonti più attendibili e quelle che generano disturbo. Infine si deve insegnare ai giovani che, per quanto interessante, un mondo virtuale sarà sempre meno emozionale rispetto ad una esperienza reale nel mondo fisico che ci circonda.

Comunque l’uso intensivo delle nuove tecnologie sta cambiando molti comportamenti giovanili anche nel mondo reale: per esempio gli adolescenti viaggiano molto di più, da quando le prenotazioni dei voli low cost si possono fare direttamente via Internet. Sono più informati sugli argomenti di attualità. Hanno reti di amici molto estese, anche se spesso frequentabili solo in modo virtuale. Infine hanno un livello di fiducia superiore verso il mondo della “rete”. Per esempio sono più disposti a comprare in rete rispetto a quanto lo fossero i loro coetanei della generazione precedente.

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